Prima evidenza della presenza di rifiuti marini nelle meduse

    Figura.1. Esemplare di Pelagia noctiluca osservato in campo, con un frammento di plastica trattenuto tra i lobi orali. Tale plastica deriva da una confezione di una famosa marca di sigarette.

L’accumulo dei rifiuti marini, ed in particolare delle plastiche, nei mari e oceani di tutto il mondo è stato documentato dagli anni ‘70 e recentemente identificato come una delle più gravi forme di inquinamento a livello globale.
In mare, i grandi frammenti di plastica, noti come macroplastiche (> 1 cm),possono rappresentare un pericolo per molti animali marini, i quali si indeboliscono e muoiono in seguito ad ingestione delle plastiche o intrappolamento nelle stesse (ad esempio nelle reti da pesca disperse in mare), per soffocamento, annegamento e disfunzioni alimentari.
Diverse specie di organismi sono minacciate dalla presenza delle plastiche ma, ad oggi, la maggior parte degli studi si è concentrata su pesci, tartarughe ed uccelli marini. Si ritiene, ad esempio, che le tartarughe possano scambiare sacchetti di plastica sospesi nella colonna d’acqua per meduse ed ingerire frammenti sintetici colorati confondendoli per altre prede.
Lo studio “Episodic records of jellyfish ingestion of plastic items reveal a novel pathway for trophic transference of marine litter”, recentemente pubblicato su Nature Scientific Reports, costituisce la prima evidenza della presenza di rifiuti marini in esemplari di medusa della specie Pelagia noctiluca, ampiamente diffusa nel Mar Mediterraneo.


Lo studio è stato condotto su esemplari di P. noctiluca prelevatinelle aree limitrofe all’isola di Ponza, caratterizzate da plastic vortex, ovvero da aree di accumulo di rifiuti marini, formate dalla convergenza dicorrenti superficiali. Tale osservazione è stata fatta nel settembre 2016 da un team internazionale di ricercatori all’interno della spedizione Aquatilis, il cui scopo era descrivere la biodiversità marina mediterranea.
Durante le attività subacquee, i ricercatori hanno osservato diverse meduse che interagivano con i rifiuti marini presenti in sospensione (Figura 1). La raccolta ed analisi di 20 esemplari di P. noctilucaha confermato la presenza di alcuni frammenti di natura sintetica all’interno delle loro cavità gastrovascolari (Figura 2). Tale evidenza ha permesso di ipotizzare la capacità delle meduse di ingerire rifiuti plastici marini, probabilmente riconoscendoli come prede a causa delle proprietà chimico-fisiche intrinseche delle plastiche.
La caratterizzazione dei frammenti plastici trovati nel corpo dalle meduse è stata effettuata mediante spettroscopia ATR-FTIR da Valentina Venuti e Vincenza Crupi presso l’Università di Messina e spettroscopia UV-Raman da parte di Francesco D’Amico e Barbara Rossi presso il sincrotrone Elettra di Trieste.
 


Figura 2. Frammento di polietilene, di 1,7 cm di lunghezza, estratto dall’ombrello di una medusa.

Queste tecniche hanno permesso l’identificazione univoca di due frammenti di plastica (> 1 cm), costituiti da polietilene ad alta densità e polietilene contenente un ritardante di fiamma, oltre ad un terzo frammento di vernice a base di zinco.

Questo studio, coordinato da Armando Macali (Università della Tuscia), Elisa Bergami ed Ilaria Corsi (Università di Siena), in collaborazione con Alexander Semenov dell’Università statale Lomonosov di Mosca, dimostra che le meduse costituiscono un target “inaspettato” della plastica in mare. Poiché questi cnidari formano una parte considerevole della dieta dei grandi vertebrati, quali tartarughe marine e pesci (comprese anche specie rilevanti dal punto di vista commerciale, come tonno e pesce spada), le meduse potrebbero rappresentare un importante veicolo della plastica ed altri rifiuti lungo la rete trofica marina.
Nonostante la ridotta dimensione del campione considerato, l’evidenza mostrata in questo studio pone delle basi importanti per future attività di monitoraggio e studi per comprendere i meccanismi di interazione delle plastiche con questi invertebrati marini ed i potenziali effetti negativi.
 
Fonte: Macali A., Semenov A., Venuti V., Crupi V., D’Amico F., Rossi B., Corsi I., Bergami E., 2018. Episodic records of jellyfish ingestion of plastic items reveal a novel pathway for trophic transference of marine litter, Scientific Reports8: 6105.  DOI: https://doi.org/10.1038/s41598-018-24427-7.
 
 

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   RADIO
  • Radio 24 Effetto giorno dd 16/07/2018: "In acqua con Armando Macali" mp3
  • RAI Sconfinamente dd 07/08/2018: "Rifiuti plastici e meduse in un importante studio internazionalemp3
  • RAI FVG Radar dd 07/08/2018: "Rifiuti plastici nelle meduse del mediterraneomp3

 

Ultima modifica il Martedì, 11 Settembre 2018 14:23